martedì, novembre 28, 2006
Datemi un giorno
Questa mattina datemi delle scarpe lucide, magari bordeaux, di vernice, che non le ho messe mai.
Poi vorrei una piioggerellina fine, o magari la nebbia (che c'è davvero, a quanto pare) e un odore di castagne bruciate in lontananza, così da avere il naso indeciso tra cacciarsi nel collo del cappotto, nel suo nido di lana che è la sciarpa, o resistere al freddo umido per annusare quel profumo di inverno e di focolare.
Datemi anche un bel pavimento in pietra su cui sbattere in fretta il ritmo dei tacchi di una lunga camminata, qualche luce di natale e un'amica da incontrare per una cioccolata calda, di quelle di pasticceria con la panna fatta in casa e i biscottini a lato, da sorseggiare in una luce tanto calda da sembrare arancione.
Poi fatemi incontrare almeno un bambino o una bambina piccola che fa bubusettete da dietro le gambe della mamma, con la vergogna curiosa che le arrossa il nasino.
E vorrei anche un cane, per piacere, con cui giocare e ruzzolarmi nell'erba, cpn cui sentire il profumo del prato bagnato e delle foglie cadute, il pelo liscio sotto le mani, e gli sguardi che parlano e giocano, e fingono e scherzano di rubarti la palla.
Poi un bel quaderno di quelli vecchi e rustici, con le pagine bianche o a righe finissime e rossastre, come una volta. Da riempire di parole seduti su una panchina bagnata del parco, a poca distanza da un gruppo di anziani che chiaccherano da sempre seduti sotto il loro albero preferito.
E poi un film sotto un piumino, con la notte di fuori e il corpo intorpidito negli abbracci, magari con una bella pizza fatta in casa, con la mozzarella filante.
E infine un bel bicchiere di vino - cagnina, se si può - e mangiare quelle famose castagne di prima, in una cantina con la musica bassa - un bel sax, dai - e il proprietario con il grembiule bianco un po' sporco.

Datemi un giorno dell'inverno perfetto, datemelo subito, al più presto, perché varrebbe l'inverno intero, ed è un peccato perdersi un inverno così.

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giovedì, novembre 23, 2006
Il colpo
"Corri! Corri! Non facciamo in tempo!"
"Dove sei?"
Le mani nel buio, gli occhi serrati.
"Sono qua, dai! Sbrigati!"
"Aspettami! Cado!
"Ma no che non cadi. Ecco, di qua, abbassati sotto le scale. Fermo!"
"Sono fermo, uffa!"
"Zitto!"
"Zitta tu!"
"Shh!"
"..."
"Quanto ci vuole?"
"Poco. Dai, che me l'hai promesso."
"Sì, lo so... ma ora non ne sono troppo sicuro. Ho paura."
"Ma di cosa? Abbiamo fatto le prove, no? Un colpo forte e via."
"Sì, ma se..."
"Non c'è più tempo per i se. E' quasi ora, che fai, ti tiri indietro?"
"..."
"Allora?"
"No, lo faccio."
"Bene. Secondo i miei calcoli mancano due minuti."
"Ma perché non l'abbiamo fatto con la luce?"
"Perché ci avrebbe visto, no? Avrebbe almeno notato qualcosa di strano. E invece così appena lo sentiamo sappiamo comunque dove si trova. Sei pronto con quella mazza?"
"S-sì."
"E' il momento! Ora!"
- IHHH...PFFFFFFFFFF!-
"E' qua! Colpiscilo!"
"AAAAaah!"
- Pum! Crash! Pemmm!-
Silenzio.
"Fatto."
Sì. Fatto."
"Ora possiamo andare a dormire."
"Già. Quando dici che lo scoprirà?"
"Domattina, di sicuro, visto il caos che abbiamo lasciato."
"E dici che ce ne sarà un altro?"
"Spero di no, questo era già il secondo."
"Sai, senza di lui c'è un silenzio... E' un vero sollievo. Mi prendeva sempre di soprassalto, il bastardo."
"Anche a me, in continuazione."
"Ma secondo te..."
"Dimmi"
"Chi li avrà inventati questi deodoranti per ambienti con gli spruzzi automatici?"
"Non lo so, babbo. Il diavolo. E la mamma che pure li compra."
"Dai, parla piano, che se si sveglia chi la sente!"
"Notte."
"Notte."


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mercoledì, novembre 22, 2006
Perché.
Perché poprio lo scrivere?
Perché tra tante attività, come mangiare una caramella alla frutta tutta gommosa, succosa e zuccherina, o leggersi una barzelletta, darsi la crema profumata al tè verde, truccarsi perfettamente o farsi invadere da un bignè al cioccolato, mi viene in mente proprio lo scrivere quando penso ad un piccolo godimento privato che riallieti il pomeriggio?
Come la chiamo quella sensazione di precisione, stupore, musicalità, gioco e godimento che provo quando posso finalmente prendere possesso della mia tastiera, senza doverla prostituire con scritti tecnici, formali, dovuti o altro?
O anche quando la mia mano stringe la penna, con una posa poco diversa da quella che avevo da bambina, e affronta il foglio facendolo suo per poi allontanarlo da sè il prima possibile, che i miei occhi non rileggano cosa è uscito da me.
Scrivere, infatti, ma non rileggere, neanche nei temi a scuola lo facevo.
Forse mi vergogno o, peggio e sicuramente, non mi riconosco.
Forse è lì il mio perché: lo scrivere che mi toglie di dosso il peso leggero del mio io. Che rimanga seduto su quella sedia, lui, con le braccia sula tastiera e la testa china, mentre finalmente posso volare dentro e fuori di me, dove veramente sarei se non fossi qui, a questa scrivania in un ufficio senza finestre.
Altro che caramelle fruttose e zuccherine.
Come direbbe un mio amico, uomo di mondo, è un trip.

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lunedì, novembre 20, 2006
Cover letter
Spiegare a qualcuno che non si conosce, via mail, in una lingua che non è la propria, che
  • si vuole assolutmente lavorare con lui
  • anche gratis
  • anche di notte

senza sembrare profondi leccaculo e, allo stesso tempo

  • apparire competenti nel suo campo specifico
  • ma non presuntuosi
  • e con voglia di imparare
  • molto entusiasti
  • ma non nerd
  • totalmente disponibili
  • ma con una vita sociale fighissima

ecco, questo tipo di cose sono da prendere ad esempio quando si spiega a qualcuno la parola "frustrazione", ma possono venire buoni anche quando si parla di "stress" o del "perchè mi è nata una nuova ruga proprio in mezzo alla fronte".


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venerdì, novembre 17, 2006
Cose per cui vale la pena vivere/ Il cibo
Ci sono tante cose per cui vale la pena vivere.
Una di queste, sicuramente piazzata nella top ten, è il cibo.
Sarebbe bello celebrare un piatto al giorno... anzi, facciamolo.
Oggi, venerdì 17 novembre 2006, celebriamo i passatelli.
E chi non li conosce è perduto.



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English version
Ok, sometimes I'm gonna write in english.
Just to get in the mood of my new life, that is waiting for me in New York.
You're right: I told that this is not an autobiographic blog, but am I a consistent person???
Let me free to do whatever I want, at least with my blog!!
Moreover, in this way you're gonna fell better because of my spelling mistakes.
It's a win-win decision, isn't it?

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mercoledì, novembre 15, 2006
Dazzling?
Dite che quando si prova un profondo senso di eccitamento e impazienza di fronte ad un normale sito web si tratti di vero amore? Che sia un'inaspettato segno divino? O l'insalata di pesce del pranzo un po' avariata?
 
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martedì, novembre 07, 2006
Glup!
Ho un problema di pelle. Alla mia amatissima pelle, che ora è cosparsa di pustole orrende e pruriginose.
Trattasi di parassita che è gentilmente entrato senza bussare, si sospetta durante un immersione in un congresso di meduse qualche giorno fa.
Puntualizzo che non si attacca o, con le parole della dermatologa: "è una cosa tua".
Leggi sfiga personale, destino infausto, macumba andata a segno.
Ma il punto è un altro.
A causa di questo fastidioso ospite della mia pelle, devo imbottirmi di creme, cremine e pillole. Concentriamoci su queste ultime.
Non avevo mai preso antistaminici per bocca, tranne una volta, dopo uno spiacevolissimo incontro con una bistecca di tonno mezza cruda in là con l'età (immagino 200 anni, ma portati benissimo) che ha saputo dare, come dire, una scossa alla mia vita.
Quella volta, avevo preso una pillola sola, mentre correvo tra il letto e il bagno.
Oggi invece sono sul lavoro, a godermi gli effetti secondari di questa pillolina che il bugiardino dichiara utilizzabile anche come ansiolitico.
Ooohhh.
Ed eccomi che rifletto sui borlotti che infilo uno ad uno con la forchettina di plastica, gioco coi broccoli che mi sono portata per pranzo, mi fermo a notare lo stato di consunzione dei tasti del mio pc. Pare che prema spazio sempre nello stesso punto, dove è diventato liscissimo, quasi come la lettera N. La Q, ovviamente, sembra nuova. Anche se provo a metterla in pari con gli altri: qqqqqqq. Niente da fare, ruvida come mamma l'ha fatta.
Sono anche riuscita a sostenere le risposte stressate di N. con una calma buddhista, dicendogli di non agitarsi, anche se nella norma lo avrei insultato pesantemente.
Magiche pilloline.
Dovrò prenderle per almeno una settimana.
Glup!


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lunedì, novembre 06, 2006
Mali d'Africa
Sono tornata stanotte da Zanzibar, una delle terre d'Africa che più amo, dove mi sento veramente a casa.
La tentazione di raccontare tutto è immensa: dal primo respiro degli amati aromi tropicali, al primo contatto con la sabbia fine e bianchissima, al susseguirsi di tramonti e lune, ai suoni antichi e alla pace del cuore infinita che mi accompagnano in ogni istante che vi trascorro.
Per ora, non lo farò. Mi metterei a piangere qui, nel mio ufficio, tra i neon e i termo accesi, con il telefono che squilla e l'odore di chiuso.
L'unica cosa che devo dire, che ho bisogno di dire, è che ci andrò a vivere per un po' prima o poi. Me lo devo.
E lo devo a tutti le persone che ho conosciuto là e che mi hanno dato un ritrato lucido della vita in un'Africa che ha grandi finestre sull'Europa, dalle quali vede benessere e opulenza vacanzieri di una società consumista che dimentica le proprie tradizioni e deride quelle altrui.
Lo devo a Susy, che mi ha parlato a suo modo delle cariche batteriche e delle concentrazioni proteiche del polipo, dicendomi serenamente che lei è molto intelligente, e che se fosse in Europa diventerebbe sicuramente una scienziata, ma che ha scelto di lavorare e non sposarsi fino a quando potrà avere abbastanza soli per dare ai suoi figli una vita diversa, una scuola prestigiosa. Susy parla di queste cose ridendo. Le dico che magari intanto può studiarsi qualcosa online, andando nell'Internet point gestito da locali che si trova a pochi metri dal negozio dove lavora. E lei, sempre ridendo, mi dice che non ce li ha, i soldi per Internet. Che stupida sono, e quanto ricca, davvero, rispetto a questa bella gente allegra e tra le meno povere del continente.
Lo devo a Nahosa, che mi ha accompagnato nelle mie escursioni per l'isola, e che mi ha insegnato a giocare a Bao in 3 modi, spiegandomi tante superstizioni delll'isola e illustrandomi pazientemente le differenze tra le religioni e gli stili di vita. Nahosa ha visto l'Italia, dice, e crede nei sogni premonitori che lo vedono legato a questo paese.
Lo devo a due amici Masai, battezzati cattolici con nomi di apostoli in italiano, che non ricordano quale fosse la religione Masai prima che le missioni convertissero questo grande popolo della Tanzania, appena un secolo fa. A loro, forse, devo anche delle risposte future: mi hanno fatto notare che, proprio io che li esorto a mantenere vive le proprie tradizioni culturali me ne vado a vivere in America per quasi due anni, sicura di non perdermi e trasformarmi in americana, ma meno sicura che sentirli gridare testualmente "Abbella, com'è? Tutto bene oggi?" non sia un segno di una qualche perdita della loro "Masaità".
Presunzione involontaria, ragazzi, scusate. Anche voi sapete adattarvi superficialmente come me, rimanendo voi stessi. O forse, il concetto di rimanere sé stessi non ha senso, e non è importante davvero.
Lo devo, infine, a tutte quelle persone con cui ho chiaccherato per ore, che mi hanno insegnato la gioia, la gentilezza e l'importanza della parola data, che vivono con orgoglio e umiltà ad un sol tempo.
Sono combattuta tra fare qualcosa per diminuire le ingiustizie che la nostra invasione turistica acuisce, ma partecipandovi necessariamente con la mia sola presenza di bianca occidentale, o astenermi per non fare ulteriori danni involontari.
So che questa battaglia la vincerà l'istinto, e un giorno tonerò di nuovo là, per prendere e dare, per motivi che in fondo sono tutti egoistici, ma cercando di fare del mio meglio per migliorare la vita di Zanzibar come Zanzibar migliora la mia.
 
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