giovedì, ottobre 26, 2006
How to fold

Perché non ci ho mai pensato?
 
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martedì, ottobre 24, 2006
Febbre
Gli occhi pulsano, la faccia infiamma, le mani tremano, la schiena brivida.
Anche se il verbo brivida non esiste, la schiena lo usa lo stesso. Dopotutto, anche se una schiena è ignorante non troverà mai nessuno che glielo rinfacci.
Non so se la sensazione di nausea mi fa percepire una sorta di bolla d'aria calda intorno a me o se è la bolla che mi da la nausea.
Quello che so è che questo stato sull'orlo del delirio mi sta coccolando amabilmente il cervello, giocando con le sinapsi come coi lego, creando casine dove c'erano automobili e così via.
E' quasi una canna. No, per dire. Sono al lavoro e il bianco dei muri e della scrivania non mi abbaglia come al solito, non sento la puzza di chiusa del nuovo ufficio senza finestre, non percepisco se il numero di strati di abiti che indosso sono troppi o troppo pochi. Sto anche perdendo l'uso del congiuntivo.
La cosa più divertente è che mi ha preso bene: niente paranoie o altro, solo un involucro di febbre che mi circonda e mi protegge dal mondo esterno. Se non fosse per qualche colpo di tosse che mi risveglia, direi che mi sto addormentando la coscienza, mantenendo il corpo vigile e al lavoro.
Oggi devo anche fare un sacco di telefonate con questa voce transessuale da mal di gola di ordinanza, e la cosa la trovo pure divertente.
Quando dico pronto so già che dall'altro capo del filo qualcuno si immagina una delle sorelle di Marge Simpson, mentre fuma come una dannata. E invece no. Io non fumo affatto. Ho mal di gola, signora, mi scusi. Anzi, ne rida con me, così 'sta telefonata da amrtedì mattina diventa più divertente.
Mi sa che vado a casa, latte e miele e coperte, tante coperte. Con il gatto che cerca di raggomitolarsi su di me. Ahh.
 
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venerdì, ottobre 20, 2006
"A volte bisogna avere il buongusto di non scrivere"
disse Madam L. con un sopracciglio alzato dallo sdegno.
"Specie quando si tratta delle pagine del proprio diario. Non si vorrà mica, in un futuro in cui si sarà persone migliori, rivolgere lo sguardo a quelle pagine e riconoscervi la mediocrità!"
"Non c'è alcun dubbio" aggiunse Sir C., ravvivando il fuoco della pipa "che questo provocherebbe un cedimento nell'opinione verso la propria persona"
"Infatti, Sir C., è per questo motivo che quando i miei occhi si posano su memorie tanto misere e noiose, l'unico sentimento che mi riempie è la compassione per le povere anime che vi hanno sfogato le loro tiepide emozioni e pochi pensieri addormentati".
"Confesso, Madam L., che anch'io, in passato, ho scritto interi diari di futilità. Ed oggi, con questa mania di pubblicare ovunque le proprie memorie, sono costretto in ogni attimo a riandare, con la mente, a quei tempi passati."
"E come fate, dunque, Sir C.? Che consigliate?"
"Non leggere. Non leggere più queste righe cariche di nulla."
"Eppure, Sir C., non posso farne a meno. C'è qualcosa, in queste puerilità lasciate al vento che mi attrae. Leggere, ad esempio, della mediocrità delle giornate di Miss G., raccontate con il suo vocabolario patetico, come dire, mi rassicura."
"Vi rassicura?"
"Esatto. Mi fa vedere la mia vita come un riverbero di luce continua, a confronto del buio intellettuale di ciò che leggo."
"Forse è questo, madame, che fa la fortuna di questi nuovi scrittori. C'è qualcosa, in loro, che dà conforto. Ciò è da ricondursi all'epoca del reality show, agli inizi del secolo ventunesimo, che portò alla distruzione del concetto di artista e di spettacolo, con cui precedentemente si definivano alcuni intrattenimenti pubblici."
"Davvero, sir?"
"Certo. A quell'epoca si parlava di blog, di tv e di Internet in modo diverso: il costume voleva che tutti vi partecipassero."
"Oh, sir! Tutti su Internet e in TV? E poi che accadde?"
"Quello che accade sempre con queste cose, madam. Chi non aveva nulla da dire, col tempo, trovò altri mezzi più nuovi, in modo da riempire con la forma il vuoto di sostanza."
"E per qual ragione quegli antichi strumenti sopravvivono ancora oggi? Che accadde?"
"Semplice, madam. Vi rimase chi aveva di che parlare, scrivere, commentare e intervistare. Gli altri oggi scrivono, filmano, parlano su tutto, persino su questa tazza da tè. Ecco, vede? Qui c'è il racconto della festa di ieri sera scritto da tale T., con la foto dell'abito indossato e l'intervista al vip presente. Premendo i fiorellini vicino al manico si passa alla storia di U., che è stato appena licenziato."
"Per questo sir, non posso fare a meno di leggere. Le parole vuote sono ormai ovunque! Anche sul mio vestito, se non sto attenta a sistemare la gonna, appaiono dei video che mi fanno sembrare una balena!"
"Non disperatevi, madam. Chiudete gli occhi. Smettete di leggere. Non toccate nulla. Apriteli solo quando saranno necessari. Dopotutto possiamo continuare a scriverci anche senza tastiera, col traduttore di onde cerebrali."
"Avete ragione sir. Ma ora vi devo proprio lasciare."
"Come mai madam, se posso?"
"Qui dove mi trovo è ormai notte fonda. Sapete, ho bisogno di dormire."
"Perdonatemi, madam. Per un attimo non ricordavo le differenze di fuso."
"Nessun problema, sir. Allora ci risentiamo domani. Mi collegherò verso le otto. Ora locale."
"Vi auguro una buona notte, madam."
"Anche a voi sir."
"Questa comunicazione vi è stata offerta da Onifachs Corporation. Dite la vostra con Onifachs casa, per entrare nei salotti più esclusivi."
"Clic."
"Clic."
 
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mercoledì, ottobre 11, 2006
Meglio un giorno da leoni?
"Bello cane! Baaauu! Baaau!"
"Ciao! Hai visto quanto piaci a Rocky (sic!) ?"
"Sì, ci stiamo simpatici noi! Baaaau!"
"Ehhh. Poverino, è sempre solo, chiuso qui."
"Già. Senti, se vuoi posso portarlo con me quando vado a correre al fiume, qualche volta".
...
.....
"Al fiume ci sono le polpette avvelenate. Ci sono polpette avvelenate dappertutto."
"Ah."
"Ecco perché Rocky non esce mai."
"..."
"Ecco perché sto coprendo tutti i cancelli con questo telo verde. Così non vedono il cane e non gli buttano le polpette."
"Allora... magari un giro in città..."
"In città ci sono le cacche dei topi. E anche lì qualche polpetta. No, Rocky sta bene qui dove sta. Vedi come scodinzola quando ti vede?"
 
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venerdì, ottobre 06, 2006
Sì, viaggiare
L'aria è frizante, stamattina ci vuole un po' di radio a finestrini abbassati.
Niente cd, lasciamo che l'etere ci sorprenda.
Purtroppo, però, niente idillio musicale, ma la pubblicità di, mi pare, Radio Record.
Il concetto, in due parole, è che dovunque tu sia, con Radio Record, sei sempre a casa tua.
Subito la mente va a quelle curiose catene di alerghi che hanno fatto la propria fortuna su questo: pieni di camere quasi identiche, si replicano, a loro volta quasi identici, ovunque si trovino. Lo scopo è rassicurare chi viaggia molto, che in questo modo dovrebbe, pare, sentirsi più a casa.
Tralasciamo le turbe psichiche che le inevitabili piccole differenze - una lampada, la disposizione dei mobili, un'arredamento di qualche anno più vecchio - potrebbero creare al nostro business man nel dormiveglia mattutino, quando, confuso dall'omogeneità complessiva crede di andare in bagno e si infila nell'armadio, o si ripete autistico: "eppure io il portacenere lo avevo lasciato lì, ed ora non c'è più. C'è il telefono. Avrò spento la cicca sul telefono?", e così via fino a non ricordarsi esattamente in che città si trovi.
Passiamo invece a ciò che i due fenomeni - pubblicità di Radio Record e catene d'albergo - si rifanno.
Perché, se uno viaggia, dovrebbe sentirsi come a casa?
E' una cosa veramente confortante?
Ok. Facciamo conto che lo sia. Allora perché non organizzare un servizio tra albergo e albergo in cui si allestisce la camera esattamente come la si è lasciata a chilometri di distanza, comprese le mutande per terra, il letto disfatto e il dentifricio aperto? Basterebbe un corriere e un form con cui passare le informazioni all'albergo di arrivo.
Non sarebbe, però, una cosa terribile uscire di casa (a questo punto ci si sentirebbe, ipotizziamo, a casa) e trovarsi davanti una banca dove si era lasciata una pasticceria? Avere freddo anziché caldo?
A questo punto si potrebbero posizionare gli alberghi in punti "simili" delle città. Con qualche difficoltà per le inevitabili discrepanze tra Bologna e Hong Kong.
E dove si potrebbe arrivare nella ricostruzione scenografica? Perché in fondo questi alberghi non sono veri: sono le copie di sé stessi, sono una scenografia in cui si dorme. Perché non proseguire con una scenografia in cui si lavora (quella dove si Mcmangia c'è già)?
Davvero è confortante? Bene. Allora una conclusione d'obbligo.
Se è così bello stare a casa propria, perché non piazzarsi davanti a Discovery Channel e comprare i souvenir su Ebay invece di andare in vacanza?
Perché viaggiare è bello. Scoprire posti nuovi è bello. Comprare i souvenir e rompere le palle per mesi a chiunque coi racconti di viaggio è bello. Farsi fotografare vicino al leone è bellissimo. Attaccare la foto in salotto è ancora meglio.
Solo che, vede, questo viaggio in un posto sperduto alla ricerca dell'avventura lo vorremmo fare, diciamo, part time. Nel senso che quando è ora di fare la nanna non vogliamo l'antico vociare della giungla, ma la moderna aria condizionata e ovviamente l'acqua calda. E, se possibile, una tv al plasma dove vedere Discovery Channel. Ah, già che ci siamo, la sanno fare la carbonara in questa Tanzania?
 
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