lunedì, febbraio 16, 2009
NEW BLOG (and new website)
Signore e signori,

traslochiamo! Il tempo è passato, le ragnatele si sono accumulate e invece di chiamare l'impresa delle pulizie abbiamo pensato di cambiare casa. 
Da oggi si riapre in una nuova location, con un po' più di contenuto (cosa piuttosto facile) e un po' meno fronzoli (almeno all'inizio).

Giri di birra per tutti su mauriziamancini.blogspot.com, mentre chi preferisce un'atmosfera più seria, www.mauriziamancini.com

Ciauz
 
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venerdì, novembre 30, 2007
Oh, sono ancora viva eh?

E' solo che la blogosfera al momento non è tra i miei pensieri.
 
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giovedì, ottobre 11, 2007
Scazzo
Questi sono giorni piuttosto brutti, con l'apatia peggiore della stagione, un basso interesse per la vita in generale e tanta robaccia sparsa per la casa alla rinfusa. Ho battuto il record di giorni di permanenza dei piatti nel lavandino, del numero di oggetti depositati sul pavimento, valigia mezza piena compresa.
Però stranamente pare che ci sia sempre un filo a cui aggrapparsi, in questi casi. E la mia azalea è di nuovo in fiore, nonostante la pioggia autunnale e il vento caldo-freddo.
 
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martedì, settembre 25, 2007
Dove osano le aquile
Sarò breve: è passato di qui il presidente Ahmadinejad con un codazzo di manifestanti incattiviti, telecamere e scuolabus. Il preside di Columbia Lee. C. Bolinger, avendo sparato l'azione di marketing più azzardata dell'anno nell'invitare un nemicone degli americani, ha somatizzando lo stress con un carosello di interrompinsulta scandaloso dal punto di vista della libertà di parola, la quale si è vergognata ed è andata a farsi le unghie al negozio all'angolo. L'"insignificante e crudele dittatore" ha mostrato oratoria e sangue freddo da, appunto, crudele dittatore professionista, cosa facilitata dagli insulti e le interruizoni dei presenti in sala, uscendone poi meno sgualcito di quanto si volesse. Pare poi che gli americani ce l'abbiano con lui per vari motivi, ma tra i quali c'è una certa bomba molto simile ad una che l'America ha usato tempo fa. Pare che qualcuno abbia detto che è una vergogna che il dittatore di cui sopra sia stato invitato a parlare perché, riassumo a braccio, con l'oratoria da dittatore che ha e i metodi alla Hitler, poteva essere pericoloso, entrare nelle menti degli ingenui studenti (che ve li farei vedere, come sono ingenui). E soprattutto: molti manifestanti non ce l'avevano unicamente con lui, ma col fatto che gli fosse permesso di parlare a Columbia.
Pare quindi che proprio qui, dove la parola dovrebbe essere libera e l'uomo "civilizzato" e quindi dotato di un certo discernimento, sia proprio la parola a fare così paura. Penso che sotto sotto qui temano che a furia di TV spazzatura e tabloid la gente si sia del tutto rincoglionita e si metta a dar retta al primo crudele dittatore che passa. Oppure che la puzza di merda sia troppa e dia alla testa.
Pare che ci sia proprio tanta paura in generale qui. Peccato.
 
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venerdì, settembre 21, 2007
Intermezzo
Questo video è fantastico.
E se invece di ridere ve la prendete col fato che è politicamente scorretto siete persone tristi.
 
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lunedì, settembre 17, 2007
Uominiedonne
La mia amica Emmanuelle ha condiviso con me le sue opinioni su un misterioso articolo a proposito della differenza di genere. Dico misterioso perché non so né chi l'abbia scritto, né quando né dove. Comunque non importa. Dicevo, nell'articolo si sostiene che la distinzione netta tra uomo e donna non sia del tutto esatta perché, biologicamente, gli esseri umani si dispongono su un continuum dove sia gli ormoni che i tratti fisici passano da un estremo all'altro. L'autrice sostiene questo alla luce della percentuale di ermafroditi (che non ricordo, ma Emmanuelle sì) e con l'applicazione dello stesso concetto di continuum di cui si è parlato a proprosito delle razze (banalmente: c'è sempre uno più nero o più bianco di te e non esistono razze definite).
Ora, questo è un bel concetto. Se fosse diffuso e assimilato, si potrebbe guardare alle persone in modo diverso, senza più interrogarci su soggetti come Maria De Filippi, Amanda Lear o i vari modelli di Dolce e Gabbana. La risposta è una: continuum.
Quindi tutto questo immascolinirsi della moda femminile e viceversa sarebbe un falso problema. I matrimoni gay sarebbero un falso problema. L'adozione di bambini da parte di coppie gay, un falso problema. Il femminismo dovrebbe cambiare nome.
Vedrò di trovare l'articolo. Sia mai che abbia davvero ragione e si possa finalmente dedicarci ai problemi veri.
 
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mercoledì, settembre 05, 2007
TV-free
In questi mesi ho cercato di isolarmi da uno dei mezzi di comunicazione di massa principali.
Quando dico a qualcuno che non ho la TV ricevo parole di approvazione e sguardi di diffidenza. Sono occhi non molto diversi da quelli che riceverei se dicessi "ho una malattia virale", mentre le parole ricalcano il motivo del "fai bene a curartela".
La seconda fase in cui il mio interlocutore entra è la razionalizzazione:
"ma allora cosa fai nel tempo libero a casa?" con occhio pallato e incredulo
"leggo, guardo film, girello su Internet, varie ed eventuali" con aria di somma soddisfazione
"ma se hai detto che non hai la TV, come fai a guardare film?" con sorrisetto sgamatore
"... sul computer" con tono forzatamente neutro
"e dove li prendi?" con tono sinceramente interessato
"...................li noleggio. Anche le serie TV." con occhio pallato e incredulo.

Ed è qui il bello cari miei. Una vita senza TV è così incomprensibile che rincitrullisce le menti che si sforzano di pensarla. Una casa senza TV diventa una casa senza schermi, mentre guardare solo contenuti consapevolmente scelti sembra un modo losco per fottere il sistema.
A questo punto mi pare ovvio che senza un tributo alle Marie de Filippi sparse per il mondo e qualche agghiacciante jingle pubblicitario nelle orecchie la gente si senta sporca.
A breve verrà prodotto un più aggiornato spot antipirateria con una rinnovata attenzione a quei delinquenti che staccano l'antenna.
 
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martedì, settembre 04, 2007
Razor
Accompagnando un'amica ad acquistare un rasoio elettrico (ebbene sì, le donne non si accompagnano solo in bagno, ma in posti ben peggiori) ho avuto una folgorazione.
I modelli femminili che vanno per la maggiore sono indiscutibilmente quelli a forma di vibratore. Spesso, sfacciatamente rosa.

Se volete, possiamo anche dire che si tratti di una scelta inconscia della consumatrice, ma non certo delle case produttrici. Che pare stiano dando degli spunti anche a qualche produttore di deodoranti roll-on.
 
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lunedì, settembre 03, 2007
barbeque
L'estate americana è contrassegnata dal suo arrivo alla sua dipartita da una lunga serie di fuochi celebrativi, che ogni abitante dotato di almeno un metro quadro di terrazzo accende periodicamente al Dio Barbeque.
Il santone fuochista, che si occupa di far prosperare l'antica arte della diavolina e conosce a memoria le sfumature olfattive con cui titillare il naso del Dio, è di solito il padrone di casa che assume questo ruolo sacro spontaneamente o costretto dala sua compagna (la Vestale delle pannocchie e degli stuzzichini di accompagnamento).
Il rito si svolge più o meno così:

Un gruppo scelto di adepti si presenta ad orario pranzo domenicale impugnando ognuno la propria offerta al Dio, di solito costituita da svariate bottiglie di birra o pacchi di "tortilla chips". Dopo un complesso saluto al santone, alla vestale e agli altri adepti, depongono le proprie offerte sull'altare del Dio Barbeque e pronunciano le litanie d'inizio, riassumibili per noi pagani in "ma che bel posto qui, che bella vista, laggiù si vede anche l'Empire".
Mentre il santone fuochista si sbatte nel porre sul sacro braciere la serie infinita di hamburger, costolette, bacon, bracioline e salsicce, gli adepti conversano amabilmente con le proprie o le altrui offerte in mano, danzando la sacra danza della gomitata e dello spintone ogniqualvolta desiderino avvicinarsi al grande altare delle offerte.
Man mano che il santone reputa che il Dio Barbeque abbia goduto a sufficienza delle offerte di carne, ne deposita i resti fumanti sull'altare, insieme a quanto hanno portato gli adepti. Questi ultimi possono quindi svolgere il loro ruolo nell'adempimento del rito: con spettacolare maestria combinano i resti del Dio con pappine colorate e altre oggetti che si trovano sul tavolo, deponendo il tutto su delle forme di pane sacro adagiato in un piatto che tengono in bilico sulle dita di una mano.
Si dice che questo sia il momento in cui la comunità presente cada in uno stato di trance in cui il Dio stesso comunica ai propri fedeli il suo gradimento delle offerte fatte dal santone. Nei casi in cui il Dio è particolarmente soddisfatto, tutti gli adepti mangiano in silenzio, producendo qualche mugolio ogni tanto che, pare, corrisponda a una lingua antica in cui il Dio Barbecue parlava agli uomini prima che cadessero nell'oblio.
Dopo aver ricevuto l'approvazione dalla divinità, gli adepti festeggiano con il consumo di ulteriori offerte, in particolare di bevande alcoliche che favoriscano il mantenimento dello stato di trance. Tutti felici, si confrontano l'un l'altro i segni della benedizione del Dio sui propri vestiti e i propri avambracci, di soito costituiti da rigoli rossi, gialli o marroni provenienti dal precedente consumo delle sacre offerte.
 
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domenica, settembre 02, 2007
Da grande
I LAVORI FUFFA CHE VORREI FARE DA GRANDE *:

Chettelodicoaffare. (leggi: la scrittrice di romanzi di successo che campa solo di quello, con una scrivania vista mare e vari viaggi per il mondo alla ricerca della giusta ispirazione. Anche qualche libro di auto-aiuto ogni tanto, per tirare su qualche soldo, lo scriverei, va'.)

Chettelodicoaffare 2. (leggi: la scrittrice di libri per bambini che se li illustra anche, sempre dalla scrivania di cui sopra, che a questo punto si delinea essere un vero e proprio studio)

Chettelodicoaffare 3. (leggi: l'artista in genere. Massì, l'illustratrice o la pittrice andrebbe benissimo, così viene buono lo studio di prima.)

La designer (cosa che sto già quasi facendo, ma che vorrei fosse un lavoro serio, retribuito e indipendente)

L'insegnante. Non latino a scuola, intendiamoci (non abbastanza fuffa). L'insegnante di salsa, di disegno, di scrittura creativa (qui in U.S.A. ce ne sono di meravigliosi. Fuffa allo stato puro per aspiranti scrittori, con tanto di weekend intensivi), di yoga, di italiano agli stranieri o di tecniche di comunicazione alle aziende. Nel tempo libero, uno qualiasi dei chettelodicoaffare qui sopra.

La semiologa. Mi rivolgo a quei pochi che capiscono cosa intendo: ebbene sì, mi piacerebbe, e allora?

La personal coach. Che è, pare, uno psicologo senza alcuna vera formazione in materia, ma che dice comunque agli altri cosa fare. Anche questo lo faccio già, gratis agli amici, tanto per far pratica.

L'organizzatrice di matrimoni. Già contribuito a diversi, di cui uno impossibile perché senza alcun rito di matrimonio previsto, dato che i due si erano già sposati tra loro altre due volte. Pare che grazie alla mia idea la sposa, lo sposo e metà dei presenti si siano sciolti in lacrime di commozione e poi ubriacati alla follia.

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A chiunque, passando di qui, venisse in mente di aiutarmi nella mia carriera fuffosa, in cui io però confido con la massima serietà, prometto riconoscenza eterna e una foto celebrativa nel mio futuro studio, proprio di fianco alla finestra vista mare.

Chi invece fosse interessato in uno dei servizi qui sopra, mi contatti per un preventivo. Sono disponibile all'invio di curriculum in quasi tutte le lingue correnti.






*che non implica necessariamente che io sia in grado, ma tant'è, al massimo farò massa. Io, sappiate, mi ritengo piuttosto competente in quasi tutti i lavori elencati. In alcuni, oserei anche un proprio brava. E poi mio nonno me lo dice sempre che mi sono laureata in Scienze della Fuffa. A qualcosa mi dovrà portare, no?
 
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G.P.S.P.
Ieri giornata di grandi potenziali soddisfazioni personali al NYC Salsa congress 2007 .
Definiamo le grandi potenziali soddisfazioni personali (da ora G.P.S.P.) quelle conquiste dell'animo di strumenti che siamo certi porteranno a future soddisfazioni vere e proprie e/o a migliorie della nostra persona in genere.
Innanzitutto era tanta la voglia di buttarmi finalmente nella comunity della salsa locale che ho accettato l'invito-spamming (diretto a tutta la sua rubrica) di un compagno di classe di N., che credevamo entrambi fosse un tizio indiano simpaticissimo incontrato mesi fa. Tanto ero convinta da chiamarlo addirittura al telefono. Lui, ovviamente, non si ricordava di me, ma essendo ormai tutti gente di mondo abbiamo concordato che "ahh, yes, we met once" e abiamo fissato l'appuntamento per il sabato, ora imprecisata. Io e N. appurammo poi con calma che no, non era proprio quell'indiano lì, in realtà lui non l'hai mai visto ma è simpatico comunque e vedrai che ti diverti.
Pronta quindi per una giornata in balìa di sonosciuti, mi sono addentrata nei meandri dell'Hilton, incatenandomi al polso uno di quei braccialetti da all-inclusive e facendomi largo tra workshop e scarpe da ballo in vendita. Ora, sapevo che a NYC spopola, appunto, il NYC style, ma che il 90% dei workshop fossero proprio su un ritmo totalmente diverso da quello che ballo io, proprio non me l'aspettavo. Quindi ho dovuto sculettare per 5 ore ritrovandomi sempre fuoritempo, senza farmi scoraggiare parte prima.
Per il capitolo senza farmi scoraggiare parte seconda, devo aggiungere che tutti i presenti (sulle 500 persone almeno) erano insegnanti di salsa, o ballerini professionisti, o amatori con almeno 5 anni di esperienza. Io mi sono buttata per la prima volta su una pista 2 anni fa, ho poi fatto 3 mesi di corso principianti (neanche finiti) e 3 o 4 balli con dei bravissimi cubani un po' ubriachi. Questa discontinuità ed inesperienza fa sì che risulti dotatissima in ambienti normali, ma 'na chiavica al NYC Salsa congress 2007. Ciononostante, ho sculettato senza fare una piega e godendomi le piccole vittorie del caso.
Terzo motivo di fierezza è stata la serata a seguire, dove l'esibizione di branchi di portoricane e cubane tra le più brave e sensuali del pianeta non mi ha formato il pensiero che non sarò mai così brva e sensuale, ma anzi, mi ha dato la certezza che sì, anche io posso e farò, nonostante l'educazione italo-borgheso-cattolica, l'ammiccante senza scopo di lucro ovvero la supersexi che se la gode senza smignottare.
Quarto e ultimo capitolo della saga, quando ho visto che tutti ballavano perfettamente uno stile che non era il mio e che ero rimasta sola da ore (l'indiamo e la moglie, traumatizzati dalla differenza di stili, erano caduti sul campo molto tempo prima), ho strappato il braccialetto all-inclusive senza rimorsi e ho preso la porta rotante dell'Hilton tra branchi di giapponesi in arrivo.
Camminando verso casa, mi sono sentita bene.

A pensarci meglio, questa è proprio la settimana delle G.P.S.P., in particolare perché non mi sono scoraggiata davanti a nulla, nemmeno quando mi hanno fatto pagare una tenda in più da Bed Bath & Beyond. In quel caso, sono tornata indietro il giorno dopo e me la sono fatta rimborsare. Cosa che è successa senzo il minimo sforzo da parte mia: mi hanno creduto, hanno controllato l'errore e rimesso i soldi sulla carta di credito. Come in Italia, insomma.
Oppure quando ho dovuto chiamare la Hertz per fargli un cazziatone per 125 dollari in più sul conto. O quando ho dovuto uccidere uno scarafaggio e, peggio, rimuoverne il cadavere. O stanotte, qundo ho sognato che Robin Williams (sì, lui) doveva infliggermi per non so quale colpa un numero definito (mi pare 23) di marchi a fuoco. Ho contrattato e alla fine mi è andata bene, con solo qualche scottatura.
Pare proprio che non mi scomponga, in questi giorni.
 
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mercoledì, agosto 29, 2007
Immigration office
Ci sono persone che scrivono di cose che conoscono poco e altre che si limitano solo a quello che conoscono molto. Poi ci sono tutti quelli del mezzo, che prendono qualche briciola di informazione scrupolosamente raccattata dal tavolo e ci fanno un post millefoglie, con visioni soggettive, commenti, dati e citazioni.
Ecco, io mi colloco nel mezzo, quindi fate finta che vi abbia già fornito i dati e le citazoni e lasciatemi sbrodolare la mia sudata visione soggettiva. Di commenti non ce ne sarà bisogno.

Le dogane aeroportuali americane. Visto il numero di timbrini sul passaporto, ho una certa esperienza di invasione totale della privacy da parte di sconosciuti in divisa sotto una bella luce al neon che ne anima tristemente il gabbiotto. Non abbastanza esperienza da poter dire la mia, però, dato quanto sopra, mi permetto tranquillamente di farlo lo stesso.

Dei vari agenti sparsi per il mondo, gli americani sono, da cliché, i peggiori. Mica tanto perché devono o vogliono seguire una procedura più rigida di tutti gli altri (in ordine, a me o a compagni di viaggio, hanno chiesto: chi è tua madre, cosa fa tuo padre, dove sei stato, perché, ma sei sicuro non è che mi spari una balla, perché devi andare in vacanza, perché non te ne stai a casa tua, quanti soldi hai nel portafoglio, se non parli inglese non puoi farti aiutare dal tuo amico ma devi rispondermi lo stesso a tono e subito, hai mai avuto problemi con la polizia, sai leggere l'inglese sì allora leggi il cartello e stai dietro la linea, stai zitto e rispondi quando te lo chiedo, dove li trovi i soldi, che fai cazzeggi per tre mesi, e via così ad libitum) ma perché li vedi che sono pronti al manganello. Quando non capiscono (e alla terza parola di un discorso autonomo ci puoi giurare che non capiscono) iniziano ad agitarsi sulla sedia. Con le dita aperte a ventaglio sulla tastiera ti guardano negli occhi e li vedi che ti valutano come possibile criminale bombarolo. Ogni paroletta fuori dal protocollo fa scattare la manina al pulsante rosso sotto al tavolo, che chiama l'omino o la donnina della security togliendo il malcapitato d'impaccio. Dopo il salvifico pulsantino rosso il malcapitato non ti parla più, perché è libero da te e dalle tue potenziali bombe. Solo un "Have a nice day" di rito e un po' per sfottere.

Per chi volesse avere una maggior probabilità di provare poi il brivido del secondo controllo, le paroline da usare sono: Cuba (per la corsia preferenziale e un'attesa di tre ore), parente (perché tu intendi: vado in visita negli USA da un parente, così scrocco un paio di settimane di vacanza, mentre lui o lei legge: vado a raggiungere un parente da cui vivrò per sempre da immigrato illegale lavorando in nero e spacciando droga), doppi documenti (nel senso di vecchi e nuovi, da confrontare, perché sto cambiando scuola), souvenir di vario genere, magari nel bagaglio in stiva. Se invece si vuole essere rispediti al via senza ritirare le ventimilalire, andare sulle sicurissime: babysitter, cercare lavoro e cameriere.

Una volta pronunciata una qualsiasi formula magica premipulsante e passati nelle mani della security, si viene introdotti nello stanzino dei peccaminosi, coloro che non hanno perso il diritto di: parlare al telefono, ascoltare ogni tipo di musica (ipod, lettore CD o la propria voce), parlare con i vicini, vedere i compagni di viaggio e avvisarli che no, non ce la farò, salvatevi almeno voi. I reietti non sono degnati della parola, se si esclude un "prego si sieda la chiamiamo noi", ovvero la risposta standard a tutte le domande e le esclamazioni, compresa quella "il mio aereo sta decollando adesso". Dopo essere stati frollati con un paio d'ore di alienamento al neon (che sono certa hanno inventato quelli dell'FBI per distruggere i nervi alla gente) si passa alla perquisizione fisica e morale (il perché il percome e il non ti vergogni, insomma) e alla mia parte preferita: le domandine incrociate. Tipo:

cosa fai in USA?
studio.
qui risulta che inizi a settembre
si, ma visto che voglio finire prima mi son portata avanti e faccio i corsi estivi
no, non li fai, qui c'è scritto che inizi a settembre
questa è la tessera per entrare a scuola. secondo lei perchéme l'avrebbero data 2 mesi prima?
le domande le faccio io
questa è la tessera della scuola
hai pagato la scuola?

qui risulta che inizi a settembre, come mai hai già pagato?
perché faccio i corsi estivi
hai le ricevute?
sì, a casa
devi portartele dietro, oppure vuol dire che inizi a settembre. Sei sicura di avere pagato?

Come mai?
Non mi farebbero entrare a scuola. Tessera...
cosa sei andata a fare un weekend in Canada?
sono andata a fare un weekend in Canada. Vacanza.
Perchè?
Perché sono andata in vacanza?
Sì, come mai?
(silenzio meditativo sulle ragioni per cui la gente va in vacanza)
perché avevo un weekend libero.
Perché, cosa fai negli USA?
Studio.
Qui risulta che inizia settembre. Non è che cazzeggi?
No, studio. Ma se anche fosse?
E dove li prendi i soldi?
C'è scritto qui.
E cosa fai a cazzeggio per tre mesi?
Non sono a cazzeggio
Che fai, lavori per caso?
No, studio.
Ma perché sei uscita dagli USA? Non potevi stare lì? Tanto eri praticamente in vacanza.


E così via, come una marea, fino all'attimo esatto in cui guardi l'orologio e immagini il rumore dell'aereo che decolla e il video di sicurezza su come si allacciano le cinture. In quell'istante, anche con la domanda a metà, l'incanto svanisce e vinei rispedito nel mondo dei passeggeri con il tuo timbro di ingresso e un indistinto "non farlo più" riferito a cosa, poi chissà.

Ti attendono, come la avemaria in chiesa, un numero di ore da passare al "diutifrì" proporzionale alla gravità del tuo peccato.
 
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martedì, agosto 28, 2007
Back
Sono tornata da qualche giorno a "casa", ovvero a New York.
Il viaggio di ritorno da Cuba è stato estenuante (con un simpatico imprevisto che ci ha fatto guidare 10 ore Toronto-NYC di notte), ma perlomeno mi ha portato fino a qui sana e salva. Il giorno dopo N. è ripartito per l'Italia e ora mi ritrovo tutta sola qui, visto la maggior parte degli amici locali è in vacanza all'estero o in viaggio di nozze o alle prese con una bambina appena nata. (eeeh sì, questo è l'andazzo di questi tempi, cari miei: la gente si sposa e figlia come conigli)
Quindi il mio umore è sospeso, come capita sempre quando mi trovo da-sola-mio-malgrado, senza molto da fare. Intendo, con "sospeso", qualcosa di simile a quando si trattiene il fiato e non si respira per paura di. Perché quando sono da-sola-mio-malgrado (che è molto diverso da essere da soli per scelta propria) ho sempre paura di lasciarmi andare e di deprimermi. Quindi valuto attentamente tutte le attività della mia giornata, cercando di contenere la quantità di panni sporchi e di piatti nel lavandino (nel lavandino solo i piatti, i panni stanno per terra).
Semplice e sciocco, lo so, soprattutto considerando il fatto che mi piacerebbe moltissimo avere un equilibrio personale nella solitudine degno del più fervido monaco buddhista. Sarebbe bellissimo passare queste giornate a giro per la città, passegiando sotto gli alberi di Central Park, mangiare un panino sul prato e leggere un po', per poi bighellonare in un museo o per negozi.
E invece oggi non sono uscita dal palazzo: ho fatto visita alla nuova bambina al piano di sopra e stop.

Bene, direi che il compito di questo post è compiuto. Mi sono pianta addosso a sufficienza e ho immaginato un ipotetico lettore affermare "e fatti un giro per New York, brutta cretina, invece di star qui a triturarmi i maroni. Ma guarda cosa mi tocca leggere."
Vorrei aggiungere solo due righe per sottolineare la scurrilità fuoriluogo del mio ipotetico lettore. E una certa arroganza, anche. Mi ti immagino, lì, a giudicare blandamente tra te e te, con il dito nervoso che giochicchia con la rotella del mouse. Ma scusami, ti sei visto tu? Già sei un lettore ipotetico, manco reale, senza una sua vita al di fuori della mia immaginazione. Poi se te ne stai qui a leggere qualcosa che non ti interessa, il cretino perditempo sei tu. Non c'era bisogno di offendere, no?
 
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giovedì, agosto 09, 2007
Hasta la victoria....
Riemergo al mondo dopo 10 giorni di ritiro casaling-creativo.

Riemergo, in realtà, per l'acquisto di un potente insetticida, un regalo per i miei futuri ospiti, una muta da sub. Grande vita sociale, insomma.

In questi giorni di creatività ho scoperto alcune cose:


  • Che stare seduti 14 ore di fila davvero appiattisce il culo. Non è una leggenda. Non importa se lo combatti nuotando via lo stress un giorno sì e uno no: la sedia vince sul muscolo, no matter what.
  • Che fare la creativa mi piace davvero. No, per una volta, una cosa che credevo mi piacesse prima mi piace anche poi. E' una scoperta.
  • Che ho finalmente trovato il coraggio di comprare quel libro che volevo leggere a 15 anni e che non ho mai comprato perché mi sembrava troppo ridicolo e femminista. Le attenuanti date alla coscienza sono state: la necessità di un libro-spiaggia, la versione in inglese (è sempre esercizio), il mese trial di Amazon Prime, un chissenefrega liberatorio.
  • Che le crisi possono passare senza un motivo apparente, ma che forse non c'era proprio motivo a priori.
  • Che è stato strano licenziarsi dal ristorante.
  • Che sono proprio brava e non me ne frega di essere modesta, tanto so che posso migliorare ancora molto.
  • Che imparare a dipingere aiuta a scrivere mooolto meglio.
  • Che le piante in mio possesso hanno smesso di morire e incominciano addrittura a fiorire.

Direi che come ennesimo riassunto delle puntate precedenti ci siamo. Trovo liberatorio inquinare il web con le mie liste puntate e/o numerate.

Aaaah

 
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giovedì, luglio 19, 2007
PNL
In questi giorni nel mio palazzo si discute di Programmazione Neurolinguistica. Dico nel mio palazzo visto che mi accompagno con una vicina di casa per quanto riguarda tè, pranzi e pausette varie. Mi basta salire quattro piani ed eccomi a prendermi un quarto d'ora d'aria a parlar di stronzate e di massimi sistemi.
Dunque, la programmazione neurolinguistica for dummies si potrebbe riassumere come una serie di tecniche visive e linguistiche che inducono un certo stato d'animo o, peggio, provocano determinati pensieri nell'interlocutore. Non approfondisco in quest sede per mancanza di voglia, ma se ne riparlerà. Intanto, per una visione succulenta e superbritish, cercate Derren Brown su Youtube.
Io vi lascio per concentrarmi nell'attesa del libro di Harry Potter, che mamma Amazon ha promesso di farmi arrivare a casa esattamente il giorno di divulgazione o, in caso di ritardo anche ridicolo, mi regalerà perché sono una bambina buona.
 
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mercoledì, luglio 18, 2007
Vita da cani
Apprendo oggi dall'amica lituana, ma profondamente naturalizzata americana, che qui c'è l'uso di allevare i cuccioli di cane CHIUDENDOLI IN UNA GABBIA la notte. Cosa che, tra l'altro, lei sta facendo per un cucciolo di cane cosiddetto leccafiga*.
Ora. Mi pareva che già la dimensione media dgli appartamenti di NYC fosse una cattiveria sufficiente. La gabbia é puramente una cosa perversa.



*"cane leccafiga": francesismo per indicare cagnetti di piccole dimensioni e dalle fattezze da roditore, fabbricati per essere portati in braccio dalla padrona, ovviamente sempre femmina, con manie da figlia famosa di albergatori. Solitamente si distinguono per continui latrati in falsetto e un uso spropositato della lingua su qualsiasi superficie.
 
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lunedì, luglio 09, 2007
Torontolo
Riapro i battenti del temporaneamente impolverato blog per piccole impressioni flash sul mio weekend "Toronto, wine tour and Nagara Falls". Sebbene le virgolette possano suggerire uno di quei viaggi organizzati tutto incluso, anche il vicino di pullman logorroico, il nostro viaggio è stato esatamente il contrario: tutto fai-da-te-no-Alpitur-e-per-fortuna.
Ma siamo concisi, che ho da fare, e passiamo al cocktail di sfighe e bottediculo che sono sempre l'anima della vacanza.
Siam partiti in orario con l'areoplanino dell'American Airlines (una delle pegigori sulla terra. Sì, anche rispetto all'Alitalia). Mi gonfio il tattico cuscino a "U" per la dormita aerea, mi leggo una pagientta di libro e casco tra le braccia di Morfeo come solo io so fare (inciso: ho un record 2006 di 9 ore di dormita nette su un volo intercontinentale. Sembravo una professionista: mi svegliavo solo per mangiare). Quando il rollio dell'apertura del carrello delle ruote mi ha svegliato, ho diligentemente sgonfiato il cuscino e guardato fuori dal finestrino.
"Welcome to New York" con tanto di mela. Eravamo tornati indietro a metà del viaggio, causa una vibrazione, o più probabilmente la famiglia che hanno fatto scendere appena toccati terra.
Comunque, con buon spirito ottimista da viaggiatore, abbiamo concordato che ne è valsa la pena non foss'altro che per sentire il pilota dire "non preoccupatevi, ora ci mettono un po' di scotch e ripartiamo più belli di prima". Lo ammiriamo moltissimo.
Saltiamo ora il vero arrivo a Toronto, l'ostello in una casa pseudo coloniale con tappeti pseudopersiani che ci è piaciuto un sacco anche se si trovava tra uno strip club e una casa di accoglienza per homeless. Il vicinato era decisamente variopinto e alle 5 del mattino ricordava una scena di Jesus Christ Superstar, dove Jesus viene assalito dai derelitti, visto che i vicini barcollavano ubriachi e/o assonnati lungo tutta la strada. Una nota di merito, però: gli homeless canadesi hanno un che di pittoresco. Sembrano tutti un po' cantanti country o camionisti dei film americani.
Procediamo senza annoiarvi con le nostre favolose cene in ristoranti scelti a sorte (buonissime le bistecche, davvero), o di quella in un ristorante francese con porzioni da puffo a dieta, e tiriamo le somme in piccolo flash salvatempo.

In Canada spopola la macchina rossa. Si va dal bordeaux al rosso fiamma, non importa, ma un buon 40% delle macchine deve essere rosso. Sarà per la bandiera? Ai posteri l'ardua sentenza.

Le cascate del Niagara - pronunciate "Naiagraa Folls"- sono belle, ma è uno dei primi luoghi turistici del mondo in termini temporali e di volume, quindi c'è una folla e un tresh da oscar. Comunque ci siamo divertiti.

Il vino più famoso della zona, l'"Ice Wine", altro non è che un passito. La loro netta superiorità nel marketing lo fa pagare a peso d'oro. Però ha reso lieta una notra giornata, passata tra vigna e vigna a fare il testing e a goderci una lunga bevuta dalle 10 del mattino in poi.

I canadesi hanno un amore viscerale per l'Inghilterra. Hanno anche i francobolli con il faccione dell'Elisabetta.

Al ritorno, mi hanno fermato all'ispezione dell'immigrazione. Una questione di documenti he mi ha fatto perdere l'aereo e la lezione che avevo qua a NY nel pomeriggio. Nel bunker della "seconda ispezione" sono proibiti i cellualari e l'Ipod. Ti devi annoiare. Non devi socializare con gli illegali vicini, o ti guardano male e ti dicono di smettere. Non puoi essere accompagnato da nessuno e ti contanto anche i soldi nel portafoglio, svuotandoti la borsa e chiedendoti spiegazione per qualsiasi cosa. L'obiettivo, mi spiegò il vicino cubano, cliente affezionato del suddetto ufficio, è quello di tenerti una mezz'ora, farti domande imbarazzanti e possibilmente farti perdere l'aereo.

Alla fine, comunque, sono tornata a casa. Ora vado, che è tardi.
 
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giovedì, giugno 14, 2007
Rimini Rimini
Ebbene sì. Esiste una Rimini anche in South Carolina.
Chissà se friggono lo squacquerone...
 
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mercoledì, giugno 06, 2007
Nostalgia canaglia 2
Stanotte ho sognato, per la prima volta, di essere tornata in Italia per una settimana. Ovviamente, sono andata subito a comprarmi le scarpe.
 
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domenica, giugno 03, 2007
Mexican and Cat
Suggestions:
Prendete la linea rossa della metro e fermatevi alla 96th. Sulla 97th, davanti al supermarket, c'è un camioncino dal nome "Super Tacos". Ecco, tirate fuori 4 dollari e pappatevi una tortas spettacolare. Spettacolare.

Poi nel Village c'è una specie di pub: The Fat cat. Se siete in vena di serata biliardo/biliardino/ping-pong/scarabeo/scacchi/altrogiocofighissimodicuinonsoilnome, qui potete sfogarvi liberamente con un bel sottofondo di musica jazz dal vivo e una decina di birre alla spina tra cui scegliere.

Infine, in un attacco nostalgico, andate al Chelsea Market e abbracciate lo stracchino, gli spicchi di sole Mulino Bianco o il pane carasau a seconda dei vostri gusti.

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giovedì, maggio 31, 2007
Bias
Stanno ridipingendo le parti comuni del mio palazzo. Da un rosanticotimido a un giallinopulcinossigenato. Per amore della conversazione inutile, chiedo agli imbianchini se ridipingeranno anche le porte (grigiocarcere) e loro rispondono che sì, anche le porte, e le farano nere. NERE.
Mentre esprimo il mio totale ribrezzo e gli comunico la mia intenzione di oppormi a questa mancanza di gusto con tutte le mie forze, scendiamo insieme in ascensore. Al piano terra, mentre esco, mi sembra educato e anche utile chiedere il loro parere di esperti:
"But do you really like black? I mean, what do you sincerely think about BLACK?"
Facce scandlizzate, spallucce e sguardo alle mie spalle. La portinaia di colore che se la ride. Io che non colgo, saluto ed esco.
 
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