martedì, agosto 28, 2007
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Sono tornata da qualche giorno a "casa", ovvero a New York.
Il viaggio di ritorno da Cuba è stato estenuante (con un simpatico imprevisto che ci ha fatto guidare 10 ore Toronto-NYC di notte), ma perlomeno mi ha portato fino a qui sana e salva. Il giorno dopo N. è ripartito per l'Italia e ora mi ritrovo tutta sola qui, visto la maggior parte degli amici locali è in vacanza all'estero o in viaggio di nozze o alle prese con una bambina appena nata. (eeeh sì, questo è l'andazzo di questi tempi, cari miei: la gente si sposa e figlia come conigli)
Quindi il mio umore è sospeso, come capita sempre quando mi trovo da-sola-mio-malgrado, senza molto da fare. Intendo, con "sospeso", qualcosa di simile a quando si trattiene il fiato e non si respira per paura di. Perché quando sono da-sola-mio-malgrado (che è molto diverso da essere da soli per scelta propria) ho sempre paura di lasciarmi andare e di deprimermi. Quindi valuto attentamente tutte le attività della mia giornata, cercando di contenere la quantità di panni sporchi e di piatti nel lavandino (nel lavandino solo i piatti, i panni stanno per terra).
Semplice e sciocco, lo so, soprattutto considerando il fatto che mi piacerebbe moltissimo avere un equilibrio personale nella solitudine degno del più fervido monaco buddhista. Sarebbe bellissimo passare queste giornate a giro per la città, passegiando sotto gli alberi di Central Park, mangiare un panino sul prato e leggere un po', per poi bighellonare in un museo o per negozi.
E invece oggi non sono uscita dal palazzo: ho fatto visita alla nuova bambina al piano di sopra e stop.

Bene, direi che il compito di questo post è compiuto. Mi sono pianta addosso a sufficienza e ho immaginato un ipotetico lettore affermare "e fatti un giro per New York, brutta cretina, invece di star qui a triturarmi i maroni. Ma guarda cosa mi tocca leggere."
Vorrei aggiungere solo due righe per sottolineare la scurrilità fuoriluogo del mio ipotetico lettore. E una certa arroganza, anche. Mi ti immagino, lì, a giudicare blandamente tra te e te, con il dito nervoso che giochicchia con la rotella del mouse. Ma scusami, ti sei visto tu? Già sei un lettore ipotetico, manco reale, senza una sua vita al di fuori della mia immaginazione. Poi se te ne stai qui a leggere qualcosa che non ti interessa, il cretino perditempo sei tu. Non c'era bisogno di offendere, no?
 
posted by www.mauriziamancini.com at 10:27 PM | Permalink | |